Disperazione del mondo, consolazione
della filosofia
Lo scorso inverno conducevo con un mio
collega un seminario sull'idea di intuizione nel medioevo, quando accadde
l'attentato a Parigi. Gli spari furono il venerdì sera, 13 novembre, mentre il
corso era il lunedì. Lunedì 16 novembre siamo entrati in classe e il mio
collega non ha continuato con il testo che stavamo leggendo. Invece domandò:
A che ci serve la filosofia davanti a ciò
che è accaduto a Parigi?
Ciò che stavamo leggendo allora era
Boezio.
Un anno dopo, io leggo di nuovo Boezio
con gli studenti, quando accade qualcosa che arroventa, se non il mondo intero,
almeno un intero stato. I rifugiati a Harmanli (cittadina nel sud della
Bulgaria).
Sento che picchiano persone. Sento che
altre persone hanno paura. Sento disperazione e impotenza. Accuse, accuse
reciproche e ancora paura. Cosa succede? Cosa succederà? La guerra? Andiamo
altrove? E dove andiamo? E qui, cosa possiamo fare? E di nuovo un senso di
totale impotenza... i media ci inondano di notizie di escalation, notizie di disperazione.
E io qui, che sto preparando il seminario
su Boezio.
In cosa ci aiuta l'occuparci di filosofia
tardo-antica in questo mondo, nel quale le persone non riescono a parlarsi ma
riescono ad odiarsi? In che cosa sono utile al mondo, quando leggo sulla
Provvidenza e se la felicità sia per necessità buona e unica? A che ci serve la
filosofia di fronte a ciò che accade a Harmanli, Sofia, Colonia, Parigi, in
Siria, sulle coste della Turchia, a Lampedusa...
Cosa dirò al mio Matteo, quando mi chiede
di promettergli che nessuna delle sue patrie avrà la guerra, né l'Italia, né la
Germania, né la Bulgaria?
Leggo Boezio.
Boezio proviene da una antica ricca
famiglia romana. Ai suoi tempi l'impero romano era già diviso in orientale e
occidentale, e imperatore a Roma era il re visigoto Teodorico. Tempi barbari,
Boezio sa che vive in tempi barbari e si aspetta, e noi invece lo sappiamo di
certo, che arriveranno tempi ancora più
barbari. L'educazione è in declino, una dopo l'altra chiudono le antiche
scuole, e già quasi nessuno conosce il greco e perciò nessuno può leggere
Platone o Aristotele. Vedendo la decadenza del mondo classico, Boezio si prende
il compito di tradurre tutte le opere di Platone e Aristotele in latino.
Comincia con la logica di Aristotele, che è la prima che si insegna nelle
scuole. Proprio queste traduzioni resteranno per quasi otto secoli il
fondamento della conoscenza filosofica in Europa occidentale.
Il ricco romano, al servizio del re
visigoto Teodorico, che traduce opere di logica, è accusato di cospirazione e
richiuso in prigione. Mentre attende la condanna a morte, Boezio scrive in
carcere la sua opera più famosa: De consolatione philosophiae (La
consolazione della filosofia).
Che cosa gli porta come consolazione la
filosofia sotto questi barbari invasori, in questa ignoranza sempre più grande,
che consolazione per il suo lavoro incompiuto?
In giorni di ansia, paura e violenza
l'unica cosa che ci rimane è non disperare. Tutto ciò che sembra fragile e
tenue è ciò che trasmetterà il senso da me ai miei figli, dai miei figli ai
miei nipoti e al prossimo secolo: la poesia, la filosofia, i romanzi, le
traduzioni, l'arte. Tutto questo, di cui i guai e i governanti del mondo
vogliono convincerci che è perdita di tempo, spreco di forze, vuoto idealismo e
attività inutile, proprio questo è ciò che ci rafforza nell'asse del mondo: lì,
dove le cose sono sicure, dove il bene, la verità e l'essere coincidono.
La filosofia ci insegna a pensare. La
letteratura ci insegna a sentire. L'arte ci insegna a vedere. A vedere le cose
e le persone intorno a noi così come sono, e non nella loro immagine, piegata
dalla paura e dalla sofferenza. Proprio le traduzioni di Boezio, un'attività
così fragile e non pratica, sono il filo rosso, attraverso cui i secoli conservano
la conoscenza.
La conoscenza è ciò che ci preserva dalla
paura. La conoscenza di ciò che accade. La conoscenza di quali siano i problemi
e come potranno essere risolti. La conoscenza è il contrario del populismo, dei
messaggio a buon mercato.
Perciò spiegherò a Matteo, che finché
lui, suo fratello e le sue sorelle, i suoi compagni di classe e i suoi amici
leggono, tutto andrà bene.
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